sabato 27 novembre 2010

Natale di naftalina.


Son qui che penso….
e sento attorno a me come reale
il ricordo del vecchio Natale
al mio paese, Oria, e i suoi odori,
insieme all’ansia di preparare onori
al presepe e alla tavola imbandita,
celebrando la gioia della vita!

Dal fumo dei camini s’avvertiva
l’annuncio della festa più aspettata,
ed ogni uomo dalla casa usciva
appena finita la nottata
per cogliere il muschio superiore,
prima di altri, perché facea furore!

E poi andava a disturbare
la vigna addormentata,
che lieta offriva
la schiena sua inarcata
per diventar capanna consacrata
dentro il presepe d’una casa “viva”.

Da qui iniziavan le celebrazioni:
specchi per laghi, carta di giornale,
polvere di tufo, vetriolo e “glioni”,
con l’accortezza di non farlo uguale
all’anno prima, com’era educazione.

E infine si dicevan le orazioni
obbligatorie per la circostanza
d’avere proprio dentro quella stanza
nostro Signore con le sue persone.
Tutto era un lungo e rispettoso rito
anche nel pensare all’appetito,
che per Natale diventava speciale!
Così le donne (senza numerino),
col tavoliere posto sulla testa,
andavan tutte al forno più vicino
ad indorar il pane e i dolci della festa.

Qell’andatura non si può copiare:
il peso sulla testa, da portare,
quell’equilibrio disinvolto e sciolto,
rendeano altero a tutte quante il volto,
e l’armonia dei fianchi in movimento
nel camminar ritmato e ed aggraziato
battea le top model del momento,
pur senz’averlo mai desiderato.

Ma c’è un odore un pò particolare
che si sentiva il giorno di Natale……
in chiesa, in casa, per le strade, dalla vicina,
aleggiava un profumo di naftalina,
quel profumo del vestito della festa
che adesso non si sente più,
ma è quello che più forte mi resta
e che mi manca di Oria
col Bambin Gesù.
Tina Massa

lunedì 22 novembre 2010

ROMOLO, IL RE DEI “CRONISTI”

Almeno un nome illustre al tuo destino
di rimanere sempre e sol bambino,
la mamma tua ti volle consegnare
mentre il suo pianto voleva placare.
Infatti, anche se Roma non fondasti,
la fama certamente conquistasti
tra gas e fiori da recapitare
a vivi e morti, sempre tanto ilare,
ingenuo e puro in ogni circostanza
di vita quotidiana nella manovalanza.
Tu ci hai insegnato che la vita è bella,
eri la mascotte della “chiazzella”,
la dignità è tutta personale
e l’autostima la potevi regalare,
perché non c’è nessuno che resista
a chi dichiara di essere un cronista
se porta le “crone” al cimitero:
sfido chiunque a dir che non è vero.
Sei stato maschera al cinema, ricordo,
e ti donavano anche lì qualche soldo..
mentre sognavi sbirciando qualche scena
di accarezzar alla diva la sua schiena!
Conservo un video mentre tu inventavi
le strofe per la mamma, e le cantavi!
Se l’arte è fantasia, non t’è mancata,
ma m’è rimasta impressa nella mente,
lo scorso agosto, senza dire niente,
quell’aria rassegnata
che piano piano ti ha portato via
lasciandoci quaggiù
a respirar per sempre l’allegria
dell’unico, l’er più,
cronista, che invece dei titoloni
portava “li croni”.

Tina Massa

sabato 20 novembre 2010

Archimeti

Quannu ‘nc’era Archimeti
tutti sciumu all’appeti
cu vvitimu li rricali
ca nnucìa Babbu Natali;
cc’era bbellu lu treninu
ti taula, e llu bbambinu,
li bbambuli ca chiutiunu li ‘uecchi,
li pupi ti lu presepiu
e ttanta nninnnulecchi.
nni critiumu ca iddu scia a’n cielu
e li tava li lettiri, alla veru,
ca ‘mpushtaumu intr’alla casodda
alla porta ti la putiodda.
Mo’ ‘nci shtannu li super mercati
e ssimu tutti motorizzati:
Babbu Natali shtai a tutti vanni
‘mpirnicatu, ma faci tanni!
Comu sia ca tutti lu canuscimu,
e ss’è llibberatu ti lu bbambinu:
lu prisepiu nò ffaci bbisi (busy)
megghiu li sordi, ca pò li pisi.
Apposhta Archimeti si n’è sciutu,
ma noni ch’è sparutu……………..
s’è spizzittatu ‘ntra lli cori nueshtri
sia ch’è reliquia, comu li meshtri
ti prima, ca cu lla fantasia
vinniunu li shcattuni
pi ffari la mascìa
ti nnu Natali semplici e purieddu
ca allu stress, alla depressioni,
allu lussu sfrenatu, alli finti amicuni
li tirava lu cueddu!

"Il richiamo della luna".

Falce di luna,
dolce compagna di venere lucente,
squarcio romantico di cielo stellato.
Sguardi furtivi, tenere carezze
sul filo argenteo di notte senza fine
luccicante d'astri e di perline.

Sussurrarle sulle ali del vento,
portarle lontano, senza rumore
e affidare al brulichio del firmamento
le ansie e le gioie del ritrovato amore.
a suggellar promesse ad una ad una,
scolpirle sulle labbra della luna.

Andando incontro,
dentro un acquerello d'aurora ed alba,
a quello ch'è il tempo ormai passato,
presente e futuro mescolato:
il tempo giusto, infine,
del senza tempo, oltr'ogni confine.
Finito e ripetuto amore
ad ogni luna e al suo candore.

Tina Massa - Rodolfo Danese

domenica 14 novembre 2010

NONNA, MI PUOI RACCONTARE......

NONNA, MI PUOI RACCONTARE......

Nonna, mi puoi raccontare
di quando eri piccola tu,
di cosa potevi sognare?
A Natale, sognavi anche tu?

Piccina, sognavo e aspettavo
la neve venire dal cielo.
I giorni e le ore contavo
in attesa del soffice velo.
Col naso sui vetri appoggiato,
in mano una palla di lana,
alitavo con tutto il mio fiato
e vedevo la nebbia lontana.

Ma a Natale, nonnina mia bella,
non vedevi brillare una stella?
Ti aspettavi anche tu qualche dono
come spetta a ogni bambino buono?

Mi aspettavo anch'io, sì, qualche cosa
nella candida notte nevosa.
Certe volte riuscivo ad avere
cinque arance e, forse, tre pere,
una piccola pupa di pezza
a cui fare una dolce carezza.

Di pezza, nonna, era la tua pupa?
Forse era più bella, quella non si sciupa!

Eh, sì, doveva assai durare,
era solo quella, ma mi faceva sognare
lei mi parlava tanto, e io a lei;
ci dormivo d'incanto insieme a lei.

Ma come, solo quello: arance e pere?

No, non solo quello, bimba mia,
io ricevevo anche l'allegria
di stare tutti insieme a desinare
col dolce della festa da mangiare.
Un dolce assai sognato, veramente!
Negli altri giorni non c'era quasi niente.
E poi, nei giorni prima di Natale,
la mamma mi metteva a pasticciare
insieme a lei con zucchero e farina.
L'odore c'era ancora, la mattina!

Ma, nonna, non avevi un vestitino
da mettere a Natale, col lustrino?

Il vestitino, sai, anch'io l'ho avuto,
un vestitino rosso, di velluto,
che aveva già portato mia sorella,
zia Nina, la più grandicella.
Per me era come nuovo, quel vestito:
lavato, stirato, nemmeno un pò sgualcito.
Non m'importava affatto dei lustrini,
mi divertivo a stare coi bambini.

Avevi, nonna mia, anche tu, amici?
Dei tuoi giochi, cosa mi dici?

Il giorno di Natale, col gruppetto,
ci mettevamo accanto al caminetto
e parlavamo di quel vecchio bianco
che in questo giorno è sempre tanto stanco:
Babbo Natale che viene dal camino
e visita proprio ogni piccino.
Si scommetteva perciò di non dormire,
così lo potevamo poi sentire
quando giù per la canna si calava..........
Ma ogni volta la mamma ci portava,
addormentati, dentro il nostro letto
senza avere mai visto il bel vecchietto.

Oh, nonna, questa storia è bella
Mi fai una pupa come quella
che tu mi hai raccontato,
del mondo tuo passato?

Bambina, quella bambola la trovi
se tu mi guardi fissa e non ti muovi.
Dentro i miei occhi, la vedi una bambina?
Son la tua bambola! Se tu vuoi giocare,
insieme si può tanto ancor sognare.
Vedi, Natale è bello perchè torna,
così come ogni bimbo alla sua nonna.

Tina Massa

sabato 13 novembre 2010

ALI SULLE PAROLE.

"Ali sulle parole".
Avere le ali sulle parole,
parlare senza fare rumore,
soffiare sul sole
per spegnere il tremore

di un animo in pena,
naufragato tra ansie e ricordi
nella tempesta di un amore perduto che...

espande ancora forte la sua voce
tra le pagine di un calendario
come nènia dolorosa e dolce
come respiro folle e necessario

per portarsi oltre il reale e cercare nell'oblio
dell'immaginario stordimento e serenità spirituale.

Ali sulle parole,
per tessere merletti e trine,
ornare nuove aiuole
di luoghi dalle guerre senza fine
e cullare la madre ed il bambino
...sotto le bombe urlanti di paura:
sostare lì vicino
per sopportare insieme quella notte scura.

Tina e Rodolfo

venerdì 12 novembre 2010

Oltre i ricordi.

Fermare l'attimo di ogni ricordo e ripensare,
e ripassare i fotogrammi a fiumi,
riavvolgere il passato e liberarlo,
come una molla, uno yo-yo del tempo.

S'inceppa, qualche volta,
dentro un pianto di ricordi che non vogliono abbandonarti,
che ti inchiodano nel limbo del "tempo" e non ti danno tregua.

Che ti fanno sognare e disperare e non puoi parlare,
si ferma ogni parola, si trasforma, si perde con un'altra,
e poi ritorna ancora ..riposta nella trama del tuo tempo,
e sale piano piano una canzone che si libra nell'etere e ti trascina lassù,
tra le stelle del firmamento, in un momdo di sogni infiniti.

Ti scorrono le note come visi, sapori, profumi in successione,
attraversando lente, le tue dita, e cancellando il tempo,
che si dilegua lesto al tuo fluttuare.
Ti riporta inesorabile e inclemente alla cruda realtà,
con la quale ognuno di noi è costretto, suo malgrado, a misurarsi.

Asciughi quel tuo pianto soffocato e lo regali al mare,
custode delle pene e degli amori,
che attanagliano gli animi e li sublimano oltre l'IRREALE.

Tina e Rodolfo

mercoledì 10 novembre 2010

Gli Eroi del parapiglia.

E' dolce, professo', 'sta situazione
che tu sei la mia rima in successione
quando invece è tutto l'incontrario!
Tu, prima di me,guidasti al mondo
tanti bambini in felice girotondo.

Or che il tempo è passato,
son i ricordi che han destato
sentimenti di nostalgia
dei bei tempi trascorsi in allegria.
A scuola si andava con gioia,
si insegnava,si giocava e non c'era noia.

Le cose non son certo cambiate,
si sentono le solite risate
e gli occhi dei bambini son gli stessi:
desiderio e gioia charamente espressi
su un futuro ricco e colorato
malgrado questo mondo ormai inquinato
da fumi,gas e tecnologia
o tristi fatti che tolgon l'allegria.

"I tempi invece son diversi,
e anche se gli sguardi son gli stessi,
valori relazionali si son persi.
Nel percorso educativo è entrata la famiglia
con pretese assurde e immotivate,
chissà da quale voce, poi, dettate,
scatenando a volte "parapiglia"
Non parliamo poi delle politiche istituzioni
capaci solo di crear molteplici confusioni"

Ti sento un pò deluso, professo',
ma stai tranquillo:
per quale miracolo non so,
eppur sento di dirlo
che anche dopo di noi
in questa scuola tanto devastata
continueranno ad esserci gli eroi
che guarderanno oltre la" mesata"

Tina e Rofolfo

Povera Oria mia....

La tua storia non piace più,
ci vuole un marchio nuovo ....un colore nuovo...
e illustri nomi nuovi da immortalare.
Conta l'immagine, stare al passo con gli scempi !

Ami i tuoi figli, ma non sei da tutti corrisposta.
Fuma, Oria, ti prego, fuma ancora più che puoi
fino a offuscare ogni occhio che debba guardare le tue ferite,
così che non abbia a soffrire insieme a te!

Chianche rosse... intrise di dolore,
di sangue infiammato di passione per te, o di vergogna, forse!?

Tina Massa